Memorie dal 2287: la banda Parentis – parte 1

1700 parole (10 minuti di lettura)

Si consiglia la lettura dell’introduzione, con l’accompagnamento della seguente traccia audio.

Fallout 4 – Intro Cinematic Theme Music (NO VOICE) di SamYungOfficial

La guerra.
La guerra non cambia mai.
Sin dalla comparsa dell’uomo sulla Terra, quando i nostri progenitori scoprirono il potere omicida di pietre e ossi, è stato versato sangue in nome di Dio, della Giustizia, anche di un solo semplice momento di rabbia.
Nell’anno 2077, dopo millenni di conflitti armati, la natura distruttiva dell’uomo era arrivata alla saturazione.
Il mondo era sprofondato in un abisso di devastazione atomica e di radiazioni.
Ma non era, come molti sostenevano, la fine del mondo: l’Apocalisse era solo il preludio di un nuovo, sanguinoso capitolo della Storia dell’Umanità.
Perché l’uomo è riuscito a distruggere il mondo ma…la guerra…la guerra non cambia mai.
Sono…io sono sicuro… che siamo nel 2278.
O non lo so, non so più di cosa essere sicuro…
Non ricordo più il mese o il giorno…non ricordo nemmeno più cosa mi spinga ad andare avanti.
Siamo emersi dal Vault e non abbiamo trovato altro che l’Inferno ad attenderci.
Ho visto la mia famiglia… i miei amici diventare il pasto di creature che…
Oh mio Dio!!!
Quelle cose!!!
Creature che non dovrebbero esistere nei peggiori degli incubi…ora camminano sulla Terra.
E ogni essere umano incontrato vuole solo il tuo scalpo, pronto a vendere l’anima per…cenere…e polvere…non è rimasto nient’altro…
Sono l’ult—


Così si interrompe l’olonastro recuperato dallo stanco e impolverato Bittercaps, nel corso del suo vagabondare, un lungo viaggio che l’ha portato in una zona collinare, brulla e apparentemente disabitata.
Dopo qualche minuto passato a osservare un Drumlin Diner illuminato, il primo segno di vita dopo ore di cammino, decide di avvicinarsi al locale con la calma che lo contraddistingue – solo una volta entrato in circolo il Calmex.

Una figura di media statura esce dal locale e si appoggia allo stipite della porta, senza nascondere l’aria annoiata e il sorriso sornione; la figura, con la tranquillità di chi ha un paio di torrette Mk1 posizionate sul tetto e puntate sul bersaglio, urla quindi al nuovo arrivato di spiegare le proprie intenzioni.

Bittercaps non è sicuro di aver sentito parlare con quello strano accento in passato ma, nel rispondere, riconosce subito la pelle rovinata e i tratti fisici di un ghoul: “Mi chiamo Bittercaps,” – urla – “sono alla ricerca di un posto dove passare la notte… e di qualcuno con cui parlare di affari!”.

Senza mostrare particolare interesse per la risposta ricevuta, ecco che il ghoul si gira verso l’interno del locale: “Mamma! Mamma! Vieni un po’ qui, delle visite c’abbiamo!”.
Trascorso circa un minuto, ecco che lentamente varca la soglia un altro ghoul, una donna dalla stazza ben più grande, con indosso un vestito rosso sgualcito e molto sbiadito; questa, strizzando gli occhi e rimuginando alcuni secondi, esclama: “Mìzzica! Quello è Bittercaps? Il Bittercaps che prepara le migliori sostanze del Commonwealth?!
Jake, scimunito! Ma è un ospite illustre! Fallo accomodare, prepara da bere e fagli un bell’hamburger!
E sbrigati!”.

Il girovago si trova quindi in una posizione tutto sommato poco agevole.
Come avevano fatto a riconoscerlo?
E per quali dei suoi lavori, la sua fama lo precedeva?
Sarà stato grazie a quel lotto di buffout fatto a regola d’arte, che aveva fatto avere a numerose gang di predoni un paio di mesi prima… o per quella volta in cui aveva allungato gli psycho con la Nuka Cherry?
Nel dubbio, di notte è meglio dormire con un tetto sulla testa e, possibilmente, sollevati da terra.
Ciondolante, Bittercaps si avvia verso il diner, dove prova subito a farsi dei nuovi clienti e, nel frattempo, mette qualcosa sotto ai denti.

E mentre si gusta un hamburger – sugli ingredienti del quale non ha indagato – viene più volte invitato, da Anne “Mamma” Parentis, la grossa ghoul al comando della gang, a visitare la cantina.
Sospettoso, decide di temporeggiare, proponendo subito di mostrare le proprie abilità di chimico. Accettando la proposta, “Mamma” chiama qualcuno in cantina: “Slotty! Slotty vieni qui e porta su una cassa di materiale.”
Annunciato da un lento e terrificante rumore di passi, un Super Mutante sale dalle scale della cantina, abbassa la testa e si fa piccolo per passare attraverso la porta ed entra in cucina.
Questo enorme ammasso di muscoli con indosso pantaloni colorati e una t-shirt di Capitan Cosmos, sembra intimorito da Bittercaps; lascia la cassa di materiale vicino al banco da lavoro e in un attimo fugge giù per la scala.


Qualche chilometro più in là, Leo Sanderclive apre gli occhi e mette a fuoco il soffitto in legno di una stanza spoglia; si sente come se avesse dormito per un paio di secoli, anno più, anno meno.
Messosi a sedere, fissa il proprio sguardo sull’equipaggiamento, riposto con cura su una sedia, pistola al plasma compresa.
Realizza quindi che a svegliarlo è stato un suono ovattato proveniente dall’esterno della stanza, una serie di urla: indossata la divisa, scende le scale di quella che sembra essere un’abitazione deserta e si decide a uscire.
Scorge dei volti affacciati alla finestra della casa di fronte, ma questi ultimi subito si ritirano, ed ecco che la sua attenzione viene di nuovo catturata dalle grida provenienti da pochi metri alla sua sinistra.
Lì, una donna in piedi in mezzo al viale che separa le due case, gli dà le spalle mentre imbraccia un fucile e lo tiene puntato verso un bizzarro individuo.
Quest’ultimo avanza lentamente verso la loro posizione con le mani alzate e…una grossa ascia sulla schiena.


Fred Zinjan ne ha passate tante.
Lui due secoli alle spalle ce li ha veramente.
E l’unica cosa che vuole è un posto in cui sentirsi al sicuro, un posto per essere accettato per quello che è: un ghoul.
Avrebbe mai pensato di rimpiangere i tempi in cui non veniva accettato, ma per il suo essere nerd?
No.
Ora dopotutto se la cava bene: negli anni è diventato quello che leggeva nei suoi adorati fumetti, un supereroe!
Ma alla donna che gli punta il fucile contro, questa cosa proprio non è chiara.

Fred è da poco sopraggiunto a un insediamento, se così può essere definito.
Si tratta di un paio di abitazioni e da una serie di ammassi di tavole di legno, che forse una volta potevano essere definiti “case”, ma che ora non sembrano altro che tumuli.
C’è una donna che lo tiene sotto tiro.
E ormai ci ha fatto anche l’abitudine: le persone di solito hanno paura o sono disgustate a causa del suo aspetto!
Tuttavia questa non ha proprio un aspetto tanto migliore del suo: è pallida, emaciata e trema, tanto che a malapena regge l’arma con la quale gli intima di non avvicinarsi.
Le sue urla sono deboli e ha il fiato corto:
“Fe…fermati! Dovevate lasciarci…stare per un po’!
Dannata…gang di ghoul!
Dannati Parentis!”

Le parole e la calma di Fred non sembrano calmarla.
Continua ad avvicinarsi lentamente a lei, tenendo le mani bene in vista e senza fare movimenti bruschi.
Cosa potrebbe peggiorare le cose?
Un individuo con indosso una logora divisa dell’Enclave, che se ne esce da una delle abitazioni alle spalle della donna, di sicuro non è un passo nella direzione giusta!

Dopo essersi precipitato fuori dall’abitazione Leo si blocca immediatamente. Lui e Fred sono impalati a una dozzina di metri di distanza l’uno dall’altro, e i loro sguardi passano dallo scrutarsi con sospetto al fissare una canna del fucile incerta su chi bersagliare.
La donna ormai è ai limiti di un esaurimento nervoso, mira a Fred e poi a Leo, poi di nuovo a Fred e poi… collassa per la tensione.

Dall’altra abitazione esce una ragazza.
Gettando uno sguardo aggressivo a Leo, esclama “Dannazione! Anche lo sporco enclavista doveva svegliarsi!”, e subito si precipita verso la donna riversa per terra.


Un Super Mutante solitario dorme all’interno di un container, in uno dei tanti cumuli di rottami e cianfrusaglie sparsi per il Commonwealth.
In questa zona c’è poco movimento e sembra finalmente aver trovato un posto adatto a prendersi del tempo per riflettere.
Riflettere e ricordare.
Ricordare anche molto banalmente quale diavolo sia il suo nome e perché sia un ammasso di muscoli alto più di tre metri.

A un tratto percepisce rumore di passi, oggetti rotti, metallo smosso e… imprecazioni a rompere il silenzio.
“Ma perché?! Perché sempre ammìa!
Francis prendo questo, Francis ripara quello, Francis vai a cercare tra quei rottami.
Ma sparatevi tutti!”

Il Super Mutante spalanca gli occhi e si muove lentamente verso la porta del container, cercando di controllare i movimenti del suo ingombrante corpo.
Dalla fessura della porta, riesce a vedere un ghoul, magro e con pochi capelli, con indosso un paio di occhiali, abiti sgualciti e una coppola; non sembra averlo notato, perché è intento a rovistare tra un mucchio di rottami.
“Francis, bello mio, sbrigati con ‘sto ammasso di ciarpame, così ce n’andiamo a bere una bella birretta ghiacciata.”


A due passi dal ghoul, una disarticolata struttura di metallo emette un suono di accensione e inizia a muoversi convulsamente, finendo per rivelare la forma fluttuante di un Mr. Handy.
Buonasera, io sono il nuovo modello Mr. Handy: Assistente Domestico Tipo-3 ad apprendimento autonomo!
Sono il risultato dell’incontro tra l’esperienza decennale della General Atomics International nella costruzione dei robot e il talento innovativo della RobCo Industries.
Sei stanco dei vecchi, lenti modelli pre-programmati, che non fanno mai quello che vorresti, che hanno sempre qualche problema? Sei stanco di continui upgrade di sistema al momento peggiore, di robot che ti fanno perdere tempo quando hai fretta, e si bloccano invece di aiutarti?
Io sono esattamente quello che fa per te!
Io sono un robot a programmazione autonoma, che nasce senza preconcetti o noiosi limiti imposti, che cresce insieme a te e si adatta perfettamente alle tue esigenze. Non c’è limite a quello che posso pensare, fare o imparare.
Io sono BA-ND-3R, e sono il tuo nuovo migliore amico!
*attenzione: è un modello sperimentale. Il produttore declina ogni responsabilità per danni a persone, cose, animali o città derivanti dall’utilizzo del robot. Leggere attentamente il foglietto illustrativo, non somministrare sotto i dodici anni. Può avere effetti collaterali anche devastanti.

Francis, ruzzolato indietro e rimasto con il fondoschiena incollato per terra, ad ascoltare il lungo monologo del robot, rimane diversi secondi con gli occhi sgranati e la bocca aperta.
In decenni di vita, non aveva mai visto una cosa del genere e di sicuro era un ottimo bottino.
Ma il robot gli si avvicina rapido e prende a incalzarlo: “Birra? Dove sarebbe la birra? Hai parlato di birra?”
Il ghoul, scuotendo la testa e rialzandosi si rivolge così al Mr. Handy modello Band3r: “Birra? Ne ho quanta ne vuoi, robottino! Segui ammìa e troverò subito qualcosa da farti fare!”
Band3r gli si avvicina ulteriormente e agita il braccio che monta la sega circolare vicino al corpo del ghoul: “Certamente! Ma…a buon rendere, eh!”

Il Super Mutante esce dal container, alcuni minuti dopo la partenza dei personaggi che avevano interrotto la sua quiete.
In genere sta alla larga dagli esseri umani perché, per quanto provi a convincerli del suo essere ancora uomo intellettualmente, i proiettili sono l’unica risposta che riceve.
Quel robot, tuttavia, sembra finalmente la prospettiva di una compagnia interessante.
Incuriosito, inizia a seguire le tracce dei due…