Memorie dal 2287: la banda Parentis – parte 3

2600 parole (15 min. di lettura)

Un super mutante entra in un diner.
Ma non è una barzelletta e non è una giornata divertente per Francis Parentis. Fa appena in tempo a lanciarsi lateralmente e a urlare “Rosalita” un’ultima volta, prima che i fendenti si abbattano su di lui.
Ancora torreggiante su di lui, la possente creatura dalla pelle verde ansima vistosamente, mentre sente di essere in balìa di istinti più forti della sua coscienza.

Dal lato opposto del locale, il ghoul supereroe urla con ferocia e carica con l’ascia bipenne ben alta sopra la testa.
Jake Parentis ha la pistola puntata ancora verso il super mutante, ma schiva di lato abbastanza in fretta per vedere la massiccia lama passargli davanti alla faccia e conficcarsi nelle piastrelle a scacchiera sul pavimento.

In cucina invece, Band3r si trova nel mezzo di numerosi calcoli statistici che coinvolgono la gang di ghoul appena incontrata, un chimico valido, un soldato dell’Enclave, un ghoul armato d’ascia, ma soprattutto un robot modello Assaultron.
Inizia così la prima mossa nella sua scacchiera mentale, rivolgendosi a Sloth: “Sloth, ci sono i Supereroi! Sono buoni e sono qui per aiutarci!”

Sloth, quasi intimorito dal caos della situazione, ci mette un po’ a elaborare le parole del nuovo amico di latta. Davanti ai suoi occhi sognanti passano ricordi di momenti spensierati a disegnare personaggi in pose eroiche così come li vedeva nei fumetti…interrotti bruscamente dai villani scherzi di quei ghoul che lo chiamavano ‘fratellino’, lo offendevano e lo sfruttavano per terrorizzare altri umani.
E proprio gli insulti urlati da Jake Parentis dalla sala del diner lo riportano alla realtà.

Band3r fluttua dall’altra parte della cucina, con un occhio puntato su Sloth in attesa di risposta e gli altri due in direzione dell’Assaultron, che avanza pericolosamente nella sua direzione.
Il super mutante scatta in piedi e assume la tipica posa eroistica, a gambe dritte e pugni sui fianchi, rivelando la superiore muscolatura: “Sloth è stufo di famiglia cattiva! Lui buono, lui eroe! Ora aiuta amico di latta!”
L’Assaultron continua la sua avanzata e artiglia Band3r, dando il via a una danza metallica, che vede il Mr. Handy in netta difficoltà.

Tutta quella baraonda non scalfisce Bittercaps.
Cullato dalla melodia chimica del Calmex assunto, estrae lentamente il proprio ripper dalla cintola. Ogni parte del suo corpo sembra agire in autonomia e con lentezza, mentre si avvia danzante verso il letale robot, ostentando totale incoscienza.La cucina viene avvolta in un caos di lame, motoseghe, pugni metallici, pentole e provette in frantumi.
Sloth vede Rosalita colpire  Band3r e passa immediatamente all’azione.
Con due balzi è alle spalle dell’Assaultron, ancora ignaro di avere a che fare con un terzo avversario; allarga le braccia e, urlando “Supeeeeeerrr Slooooooth!”, schiaccia l’automa tra le sue potenti braccia, per poi sollevarlo da terra senza difficoltà.
Il rumore di leggere scariche elettriche e di acciaio pressato lasciano comprendere le capacità fisiche del colosso verde.


Attraverso il mirino di una pistola al plasma, lo sguardo di Leo Sanderclive cerca nervosamente il momento adatto per fare fuoco, ma il suo alleato in calzamaglia, agita l’ascia come una furia e non gli lascia il campo libero.
Il ghoul, nonostante il fisico deteriorato dalle radiazioni e dal tempo, dimostra di saper maneggiare la propria atipica arma: riesce a ferire in più di un punto Jake Parentis, che però non sembra cedere troppo terreno e restituisce colpi di machete quasi alla pari.
Spazientito ma calmo, Leo rimette la pistola nella fondina e inizia a incedere verso il proprio obiettivo.

Jake Parentis ancora non si rende conto di come un pesante sgabello da diner fosse entrato nel suo campo visivo un attimo prima, ma si trova carponi davanti al nemico e sente chiaramente la testa pulsante e il gusto del sangue in bocca.
Fred osserva sbigottito l’alleato.
Il gangster sputa per terra e maledice l’ex soldato, che ancora impugna con due mani il grosso sgabello imbrattato di sangue: “Pezzi dimmerda, io vi ammazzo! Chi vi credete di essere?! Voi non—”.
Leo Sanderclive lo finisce con un colpo secco in testa.
“Ma stai zitto.”

Solo a quel punto Leo e Fred si accorgono della presenza del super mutante armato di spada-chitarra: questi è a un metro da loro, con uno sguardo serio, ma perfettamente calmo.
Passano alcuni attimi di tensione tra i tre, ammutoliti, armati e con l’adrenalina a mille.Nessuno di loro mostra di sentirsi in qualche modo messo in pericolo ed è solo lo strano baccano proveniente dalla cucina, a rendere quegli attimi surreali.
Con una non velata nota di imbarazzo, Fred Zinjan proferisce: “Quindi…siamo a posto?”
Il super mutante dall’aria imbronciata mugugna poche parole: “Finché non siete come questi rifiuti umani, siamo a posto, smilzo.”
Subito dopo i tre si affacciano sulla cucina dove Francis Parentis aveva cercato rifugio.


L’atmosfera della cucina è dominata dall’irregolare rumore di vecchi ingranaggi, cinghie e pistoni prodotto dalla frenesia di un Assaultron, stretto nella morsa di un possente super mutante. Di fronte a loro, un uomo e un Mr. Handy sembrano riprendersi dallo scontro.
Band3r rileva dei movimenti nel proprio arco posteriore: Francis Parentis è a terra, striscia nella sua direzione, ferito in più punti. All’entrata della stanza un nuovo super mutante lo fissa, immobile.
“A–aiuta…mi…s-stupido robot! Amm–mazz..alo!” implora il ghoul digrignando i denti.

Gli occhi metallici del Mr. Handy tornano a guardare Francis, poi passano alla scatola di attrezzi che questi aveva portato nella stanza qualche ora prima, e infine tornano sul gangster agonizzante.
Una rotazione rapida del braccio di Band3r e la sua scocca sferica è imbrattata di sangue.
Sotto di lui, Francis Parentis fissa il vuoto con sguardo vitreo.
“Così impari a pensare di mettermi le mani addosso.”

Band3r guarda il super mutante e indica la porta che conduce alla cantina: “Ehm…si, volevano… rottamarmi. Poi… vediamo… ah si! E costringevano il mio amico qui dietro a produrre droga per i predoni!
Beh se vuoi divertirti, ce n’è un’altra al piano di sotto. Accomodati pure, nuovo e inaspettato amico super mutante!”

La cucina del Drumlin diner gestito dalla Banda Parentis è ora popolata da cinque figure che si studiano attentamente, non certe di potersi dare totale fiducia reciproca.
Il super mutante che aveva fatto irruzione nel locale, assaltando Francis Parentis, riceve la maggior parte degli sguardi preoccupati.
Ad eccezione di quello di Bittercaps…lui è sotto effetto di Calmex.

Il colosso rilascia vistosamente la tensione dal proprio corpo e con lentezza rinfodera la spada-chitarra.
Gli altri fanno lo stesso e continuano a osservarsi, per poi iniziare un reciproco scambio di informazioni, al termine del quale è appurato: nessuno di loro ha intenzione di morire dentro a quel locale.
Il super mutante conclude la breve discussione, indicando con un cenno della testa l’impacciato Sloth, ormai affaticato dal continuo dimenarsi di Rosalita: “Ok, non ci ammazziamo. Ma lì, come si risolve?”

Bittercaps, subendo il contraccolpo delle sostanze precedentemente assunte, si tende verso Sloth e, preso dall’euforia, inizia a motivarlo: “Sloth, guarda! Un supereroe, anzi…un gruppo di Supereroi! Forza, spacca quel robot e dimostra loro il tuo valore!”
Per dargli man forte, Band3r coglie l’occasione e si rivolge a Fred: “Ehi eroe, il nostro amico Sloth è un vostro fan! Fategli sapere quanto apprezzate il suo aiuto… per favore!”
L’assurda situazione viene conclusa dall’immancabile momento eroico di Fred Zinjan, ormai riconosciuto per la sua iconica posa con sguardo audace verso l’infinito orizzonte: “Robottino, sei un valido osservatore e hai ragione.
Coraggio Sloth, sei sicuramente degno di essere chiamato…supereroe!”

Sloth è immobile.
Ha gli occhi spalancati e un’espressione inebetita stampata sul volto.
Lo si vede inalare e gonfiarsi d’aria il petto, sollevando il robot ancor più in alto, e urlare: “WOW! Un supereroe v-vero! Sloth felice! Grazie supereroe!!!”
Nel far ciò, il temibile colosso dai pensieri puri e innocenti, spalanca le braccia in un gesto di giubilo.

Rosalita scompare per un attimo dalla visuale del gruppo.
Quando la sua testa ricomincia lentamente ad apparire dall’altro lato del bancone, rivela un oblò acceso di una luce rossa incandescente, direzionata verso gli intrusi.

Tutti nella stanza trattengono il fiato, in preda al più puro terrore.
Poi il caos.
Urla, pentole rovesciate, vetri rotti, pesanti passi e corse ai ripari, in concomitanza con una lunga serie di comandi proferiti dal sintetizzatore vocale di Band3r, che rapidamente scorre il proprio registro contenente ogni messaggio di spegnimento o di ripristino impostazioni di fabbrica, dei robot Vault-tec.
Esauriti tutti i log e dei rapidi calcoli, il Mr. Handy urla un’ultima disperata frase, quando l’occhio di Rosalita è ormai così acceso da coprire le pareti della stanza di toni rosso fuoco: “Rosalita, vai giù a rifare i letti!”Un solo pensiero attraversa la mente della maggior parte dei presenti: “Non può averlo detto davvero”.
La tensione è palpabile e tutti sono in attesa, col cuore in gola.
Dopo una manciata di interminabili secondi, Rosalita ha un veloce sussulto e si porta in posizione eretta con le braccia lungo i fianchi, mentre l’occhio si spegne poco per volta: “Attivazione nuovo protocollo in corso…C-cessazione attività ostili… Comando eseguito… Mm-modalità domestica attivata.
L’Assaultron ruota su sé stesso ed esce dalla cucina, iniziando a scendere le scale.


In qualche minuto ciascuno di quei bizzarri personaggi si presenta agli altri, spiegando soprattutto per quali assurde circostanze si trovasse in quel preciso luogo e in quello specifico momento.
Una situazione che aveva tutta l’aria di una folle trama, orchestrata da un pantheon di creature di altre dimensioni.
Sloth è ancora in estasi per quello che probabilmente è l’unico momento davvero felice della sua vita: un evento che sarebbe probabilmente stato irrealizzabile per uno spirito fanciullesco in un mostruoso corpo super mutante.

Il gruppo di improvvisati alleati conclude che ormai è opportuno terminare il lavoro, come suggerito da Band3r: “Mamma è ancora lì sotto, ha visto in faccia molti di noi e sembra che queste brutte persone abbiano…ehm avessero molti brutti amici.”
Prosegue poi rivolgendosi al super mutante equipaggiato con l’insolita arma bianca costruita sulla base di uno strumento musicale: “E tu, qual è il tuo nome?”
L’interlocutore si fa serio in volto: “Io…io non…non ricordo. Questo non è il mio corpo…o almeno, non lo sento mio. Sento solo che spesso gli istinti bestiali da super mutante prendono il sopravvento…ma non sono…uno di loro.”
Band3r non risponde, mentre scorre alcuni log.
Dopo un po’ esordisce con: “Ti chiamerai Marshall Lee! Come il famoso musicista!”
Marshall Lee strabuzza gli occhi e guarda il proprio armamentario.
“Mmmh…si, ha senso. Ok, lattina.” 

Poco minuti dopo, sono tutti scesi nello scantinato, procedendo con estrema cautela dietro al fisico possente di Marshall Lee.
Ad attenderli, casse di materiali, banchi da lavoro, alcune brande improvvisate e… Rosalita intenta a rifare i letti.
Il silenzio è tombale.
Fred si avvicina all’unica porta chiusa: “Ssshhh, lasciate fare a me…”
Lentamente il ghoul apre la cigolante e malridotta porta per sbirciare all’interno: nulla in vista e nessun movimento.

La porta viene aperta e il gruppo entra in una stanza piena di scaffali e cianfrusaglie.
La parete in fondo è divisa in due parti e lascia intravedere un’apertura per quello che è probabilmente un bagno di servizio.
Le estremità di un paio di gambe sporgono verso l’apertura, in parte coperte da un lembo di abito rosso sbiadito.
Un respiro affannoso è l’unico suono percepibile.

Fred si gira verso il gruppo, scuro in volto.
Tutti quanti sembrano aver compreso la situazione e si scambiano rapidi sguardi d’intesa.
Il ghoul estrae l’ascia e inizia a girarsi deciso verso Anne Parentis, o il ghoul ferale che ne è rimasto…solo per venirne colto di sorpresa, investito dalla massa della creatura.

‘Mamma’ Parentis è una furia, schiumante dalla bocca e con gli occhi completamente ruotati, a causa dell’estrema tensione muscolare.
Si lancia a destra e a manca, rovescia scaffali, sfonda mobili e percuote violentemente chi non è abbastanza svelto da spostarsi o uscire da lì.
Volano fendenti e pugni, vengono esplosi colpi di pistola, ma il massiccio ghoul ferale sembra abbia riserve di energie pressoché infinite.
Band3r osserva la scena tra gli stipiti della porta.
Poi, un’accelerazione improvvisa, un movimento secco del braccio con sega circolare.
La testa di Anne Parentis rotola per terra, seguita dallo sfracellarsi del pesante corpo.Band3r si gira verso gli altri: “Guarda se devo fare sempre tutto io, in questa casa!”.

Immagine originale di MichaelArkAngel modificata da UNINERD per “Memorie dal 2287”.

Per i nuovi inquilini del Drumlin Diner scorre una notte di parziale riposo, a causa delle ferite riportate, del timore di essere eliminati nel sonno da un robot psicopatico, o per l’adrenalina ancora presente in corpo.
L’alba del giorno seguente illumina la struttura immersa nella quiete.
Finché l’eco di un botto soffocato anima la landa desolata.

“Tutto a posto! Tutto a posto! Non c’è niente da vedere gente! Cercavo solo di hackerare Rosalita ed è esplosa nello scantinato!” esclama Band3r.
Seguono insulti a carico del Mr. Handy.
“Hai almeno trovato qualcosa di utile in quel terminale?” continua freddo Sanderclive.
“Mah si…perlopiù disordinati inventari e registri su consegne, carovane, gang di predoni di passaggio, bla bla bla…
Sembra che le delegazioni da Pittsburgh e Philadelphia siano state qui alla ricerca di schiavi, mentre da New York tecnologia avanzata…ah, illusi.
A Philadelphia menzionano…bestie? Mah!”.
Il robot si allontana dal terminale.

Nonostante il risveglio traumatico, la mattinata procede con i preparativi per dirigersi verso l’insediamento di May, come suggerito da Leo e Fred.
L’idea condivisa è di aiutare quei poveracci a rimettersi in forze e ricostruire un centro stabile in quell’area. Vengono smontate le torrette, recuperati i materiali facilmente trasportabili o utili a creare un perimetro difensivo, e organizzate abbondanti scorte di cibo.

Fred Zinjan osserva il lembo strappato dalla camicia del cadavere sul retro del diner, del quale Marshall Lee l’aveva informato, chiedendosi se appartenesse al marito di May.
Lee invece tiene d’occhio Sloth con sguardo fraterno, mentre il colosso dall’intelletto semplice è intento a disegnare i suoi nuovi amici supereroi e altri simboli poco chiari, vagamente riconducibili a fila di zanne.Quando il Sole è ormai alto nel cielo, sono tutti pronti a muoversi, carichi di provviste e materiali.
Bittercaps cerca di incastrare un ultimo mestolo dentro allo zaino già pieno oltre il proprio limite, e corre fuori dal locale, per raggiungere il gruppo, ormai un centinaio di metri più avanti.


Sono passate circa quattro ore, quando il gruppo raggiunge un ufficio postale per fare una sosta.
Dopo la sfiancante giornata precedente e la folle nottata trascorsa, le energie scarseggiano; il pensiero di tutti è quello di poter trascorrere qualche giorno di riposo al nuovo insediamento, con la speranza che sia sufficientemente defilato e non venga visitato da altre compagnie spiacevoli quanto la banda Parentis.
Ovviamente non per Band3r.
“Beh allora, quanto manca?” ripete Band3r per l’ennesima volta.
“L’hai già chiesto! Vuoi smetterla?!” lo aggredisce Leo.Fred ascolta e sospira, ma sorride divertito.
Il suo sguardo è volto in alto a osservare il solido edificio di mattoni che ha di fronte, ancora in piedi nonostante il tempo, con l’insegna che indica ‘Ufficio Postale’.
Poi si gira: “Dai robottino, è al di là di quei tornanti. Mancherà ancora mezz’ora al ma—”.
Si interrompe.
In lontananza, un suono che molti di loro riconoscono.
Inizia piano, poi cresce progressivamente e finisce per riecheggiare in tutta l’area, costringendo ogni altra voce o rumore al silenzio.
“Queste…sono…sirene?” proferisce Bittercaps.


Si consiglia di leggere la successiva parte dopo aver avviato l’ausilio sonoro fornito dal professore.

Nuclear Explosion – Sound Effect by StephenPog

Una scossa li fa vacillare.
Una violenta folata di vento li lancia via, facendo cadere alcuni di loro e mandando in frantumi le vetrate dell’edificio.
Un boato.
Il gruppo si rialza in piedi a fatica, gli sguardi sono rivolti verso quella che doveva essere la loro meta.
Di fronte a loro, in tutta la sua terrificante magnificenza, la divinità della loro epoca: una colossale nuvola di fumo che sale fino a lambire il cielo illuminato da luci infernali e che, lentamente, arriva a formare l’inconfondibile sagoma fungiforme che ciascuno di loro riconosce fin troppo bene.

Personaggi e creature principali